La traduzione spagnola di Il Caso del Computer Asia, di Ivan Almeida e Cristina Parodi


Ivan Almeida è uno studioso di semiotica e una persona di grande calore umano e di irresistibile simpatia. L'ho conosciuto a Urbino, dove, ogni estate, si tengono dei seminari di semiotica. Parlando di varie cose, ho detto a Ivan che avevo pubblicato un romanzo. Lo ha letto e gli è piaciuto. Al punto che mi ha proposto di tradurlo in spagnolo. Ivan è Argentino, parla perfettamente francese e italiano e penso anche inglese e danese. Dopo aver insegnato per anni in Madagascar, ora, come la sua compagna Cristina Parodi, è professore all'Università di Aarhus, in Danimarca, e direttore del Centro di Studi e Documentazione Jorge Luis Borges (http://www.hum.au.dk/romansk/borges/).
Io ho accettato un po' confuso da tanto onore: è molto raro che qualcuno si offra per il lavoro delicato e faticoso di tradurre un romanzo senza avere un contratto da un editore.

Il primo gennaio del 1996 la traduzione di Ivan e Cristina era terminata. Purtroppo nessuno è riuscito fino a oggi a pubblicarla, ed è un vero peccato per il lavoro professionale che è stato fatto.

Ma Il caso del Computer Asia è un romanzo destinato a non morire facilmente, neppure se parla spagnolo.

Alcuni anni dopo, attraverso l'amico Stefano Arduini, direttore dell'Istituto San Pellegrino di Misano Adriatico e professore all'Università di Urbino, traduttologo e molto legato all'ambiente universitario spagnolo, ho conosciuto José María Jiménez Cano, anche lui professore, al Dipartimento di lingua spagnola e linguistica generale dell'Università di Murcia. José Maria, assieme ad altri studiosi, pubblica una rivista accademica online che si chiama Tonosdigital (www.um.es/tonosdigital/). In una sezione di Tonos, El tintero de tonos (L'inchiostro di tonos, ma anche L'inchiostro dei toni) sono pubblicati dei libri. E Asia è stata ospitata lì. In digitale.

Era il suo destino. Perché Asia è nata digitale. Ma dobbiamo tornare indietro ancora.







La storia di Asia

Nel 1986 ero negli Stati Uniti, all'Indiana University di Bloomington. Avevo un grant (una borsa di studio) di sei mesi presso il Research Center for Language and Semiotic Studies diretto da Thomas Sebeok. Confesso che non ho studiato moltissimo. Ma a Bloomington c'erano enormi aule con PC a disposizione degli studenti. Si scriveva con software che tiravi su dai floppy da 5 1/4 (cinque pollici e un quarto) che erano veramente floppy, cioè flessibili. Io mi portavo Word 2 (non Winword) che però non si poteva usare, o Wordstar, un sowtware oggi estinto.

Per imparare a scrivere avrei dovuto scrivere qualcosa. Perché non narrativa? E siccome scrivevo su un computer, ho pensato che avrei potuto scrivere di computer. E siccome si parlava tanto di intelligenza artificiale, e avevo alcune idee in proposito, perché non scrivere una fiction sull'intelligenza artificiale? E così è nata Asia, anzi A.S.I.A.

Quando sono tornato dagli Stati Uniti, non ricordo come, qualcuno mi ha messo in contatto con il gruppo Freebook. Era composta da Liliana Bucellini, una vulcanica ragazza dai capelli corti e gli occhi vivacissimi, Angela Manganaro, Marcello Correra e Michle Cannaò, artista visivo e scrittore. La loro idea era pubblicare romanzi su floppy disc, eventualmente in rete.

Ma cosa fosse la rete, nel 1986, lo sapevano in pochi. Nei laboratori di PC di Bloomington, per la verità, mentre picchiavo le mie ditine sui tasti, vedevo dei giovanotti che leggevano sui loro schermi, sorridevano, poi arrivava qualcun altro da un altro laboratorio, leggeva anch'egli, insomma, avevo capito che si spedivano dei messaggi da un computer all'altro. Ma di qui a sospettare che avremmo acquistato i biglietti aerei sul Web ce ne correva.

Insomma, nasce a Milano Freebook. I romanzi uscivano su floppy. Si potevano copiare, certamente. I floppy avevano un sistema di protezione, una tacca sulla plastica della guaina esterna, ma bastava un pezzo di nastro adesivo e la protezione era cancellata. Era una prima forma di no-copyright. Veniva pubblicata anche una versione su carta, stampata su lunghe striscie di carta a moduli da una stampante ad aghi in modalità grafica (si potevano fare disegni e avere caratteri di stampa).

Così ASIA fu pubblicata in digitale. Credo sia stato uno dei primi romanzi italiani in assoluto. Credo che sia stato in assoluto il primo romanzo italiano che parlava di informatica ad essere pubblicato su supporto informatico.

Fu da questa versione che Giulio Bollati, che da poco aveva rilevato la Boringhieri dando vita alla Bollati Boringhieri, mi invitò a trarre la versione pubblicata nel 1989. Quella di Freebook è leggermente diversa, e il titolo è semplicemente ASIA.

E quindi la pubblicazione nel web in spagnolo è perfettamente in tono con il destino di ASIA. Forse Ivan, che conosce Borges, può intravvedere un senso in questo labirintico percorso. Io, l'autore, ho da tempo abbandonato ASIA alle vicende del mondo. E vedo che se la cava benissimo.

 

Giampaolo Proni, luglio 2005


 Asia Freebook, Copertina della versione cartacea




 Quarta di copertina


 La squadra di Freebook